Psicologa Carpi Mirandola

Metodo

IL MIO APPROCCIO

La Psicoterapia Cognitiva è tra le psicoterapie più diffuse nel mondo e rappresenta un grande progresso nel trattamento di molte patologie psichiche. Il suo sviluppo è infatti legato alla necessità di fornire fondamento scientifico al trattamento psicologico dei disturbi mentali ed emotivi; si presta ad essere scientificamente indagata in modo più agevole che non altre forme di psicoterapia, rendendo possibile la valutazione dell’efficacia dell’intervento.
Estese ricerche empiriche ne hanno comprovato la positività dei risultati nella cura di vari disturbi mentali (Lyddon & Jones 2001) e attualmente copre il campo del trattamento di molti di questi: disturbi dell’area nevrotica come disturbi d’ansia, fobie, ossessioni, compulsioni, depressione, disturbi del comportamento alimentare, disturbi di personalità o d’abuso di sostanze, schizofrenia, come pure i disturbi nell’età evolutiva o nell’anziano.

Il termine cognitiva fa riferimento in modo particolare al rilievo dato alle modalità di pensiero, di conoscenza di sé e di sé con gli altri e deriva dal fatto che le tecniche di trattamento sono rivolte a riconoscere e modificare specifiche modalità di pensiero e conoscenza del cliente.
La premessa di base è infatti che il modo in cui le persone interpretano le loro esperienze determina come si sentono e come si comportano.
Tra gli obiettivi principali della terapia cognitiva vi è quello di definire il tipo di pensiero che accompagna le emozioni negative (es. dolore, sconforto, paura) e il cercare delle modalità alternative, più funzionali, di affrontare le situazioni problematiche. L’adozione di modalità di pensiero più costruttive conduce a una modificazione dell’esperienza emozionale dolorosa.
Essa utilizza, all’interno della cornice relazionale supportata dalla progressiva condivisione di senso, molte tecniche di derivazione comportamentale, cognitiva e relazionale, in incontri individuali, di famiglia o gruppo.

L’approccio cognitivo-costruttivista da me adottato è un ulteriore sviluppo e ampliamento all’interno dell’approccio cognitivo stesso e viene a delinearsi come una strategia unitaria non rivolta principalmente ad un effetto immediato su specifici aspetti cognitivi, quanto ad una azione sull’insieme delle modalità conoscitive individuali.
Presupposto di base è che ciascun individuo costruisce una sua mappa di significati personali che determinano il modo in cui portiamo avanti la nostra vita, intrecciamo relazioni con gli altri e facciamo progetti: ognuno di noi ha un suo modo di dare senso al mondo, agli eventi e alle proprie esperienze.
In tale ottica si pone particolare importanza al significato che il sintomo riveste nella vita della persona ed ai processi di mantenimento dell’identità personale.
Il disagio che possiamo provare in alcuni momenti della nostra vita o la sofferenza psicologia, non hanno a che fare con un modo sbagliato di comportarsi, di pensare o di vivere le emozioni; il fine non è quello di correggere alcune azioni, pensieri o emozioni disfunzionali che la persona presenta, ma si cerca di approfondire le modalità uniche con le quali la persona vive le sue emozioni, i suoi pensieri, gli eventi che gli accadono.

Il paziente è considerato come unico e vero esperto di sé – in quanto è l’unico ad essere in contatto con il proprio mondo interno – e si cerca di ricostruire le modalità attraverso le quali il paziente legge se stesso e la sua storia.

La cornice all’intero della quale si articola il processo terapeutico è esemplificabile mediante la metafora originariamente proposta da Kelly (1955) delluomo come scienziato.
Il lavoro terapeutico è concettualizzato come un processo di ricerca all’interno del quale paziente e terapeuta svolgono i ruoli distinti e complementari rispettivamente di ricercatore e di supervisore alla ricerca.
Il paziente è l’esperto rispetto all’oggetto della ricerca (il suo sistema di conoscenza, le sue sensazioni, i suoi pensieri, le sue emozioni ecc.) poiché è l’unico ad avere la possibilità di un contatto diretto con esso; il terapeuta è l’esperto rispetto al metodo e il suo compito è quello di suggerire gli strumenti, le procedure e i tempi per portare avanti l’intero processo.
In questo lavoro la logica è quella della ricerca scientifica: non esistono verità, ma solo ipotesi, più o meno attendibili, che devono essere verificate, ipotesi che saranno considerate valide (il che non significa necessariamente vere) solo nella misura in cui non si riesca a invalidarle e il paziente le viva come coerenti con le altre regole del suo sistema di conoscenza e congruenti con le sue sensazioni emotive.

Lavorando principalmente nell’interfaccia tra aspetti cognitivi ed emotivi, l’obiettivo principale di questo tipo di approccio è quello di migliorare ed ampliare la consapevolezza di sé del paziente, del suo modo di funzionare e di vivere le relazioni con gli altri.

La relazione terapeutica è la dimensione privilegiata in cui il cliente può acquisire la consapevolezza dei propri processi emotivi e sperimentare modalità relazionali più flessibili e articolate che favoriscano una maggiore stabilità emotiva e una maggiore capacità di fronteggiare gli eventi negativi.

Essendo ogni persona unica nelle sue peculiarità, ogni percorso terapeutico costituisce una storia a sé. Non esistono criteri standard per definire a priori un percorso, ma è la raccolta iniziale dei dati che consente al terapeuta di delineare un percorso ideale, ipoteticamente funzionale a quello specifico paziente.